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![]() MINIERE Luoghi di estrazione dei minerali (quando si tratta di materiali da costruzione, per lo più già utilizzabili nello stato in cui vengono estratti, si parla più propriamente di cave). L'attività mineraria ha riguardato, nella storia, sia le materie prime (i metalli sotto forma di minerali a elevato tenore, quindi facilmente utilizzabili in metallurgia), sia i combustibili (carboni e idrocarburi), i sali minerali, e i materiali litoidi utilizzati per i più diversi scopi: le argille per la ceramica, le marne e i calcari per il cemento, le diverse pietre da costruzione, il talco e il caolino. Il fatto stesso che la vicenda umana sia suddivisa per "età" che corrispondono all'attività mineraria e/o metallurgica (la pietra, il bronzo, il ferro) sottolinea il ruolo essenziale di questi aspetti tecnici e culturali. L'uso di depositi affioranti e sottoposti all'ossidazione caratterizza le età più antiche e l'importanza di tali sfruttamenti è documentata in età protostorica e storica da transiti commerciali di diverse migliaia di chilometri. Successivamente, per esempio nell'ambito greco in età classica, si cominciò a penetrare la crosta terrestre mediante gallerie (di diametro ridotto, utilizzabili da un solo individuo), mentre la roccia veniva abbattuta per mezzo del fuoco, utilizzando la fragilità susseguente a bruschi sbalzi di temperatura. In Cina un particolare sviluppo tecnologico si ebbe tanto nell'estrazione di minerali quanto nello sfruttamento dei giacimenti fossili; persiani, assiri, indiani, egizi e fenici giunsero in tempi diversi, e anche in rapporto a scambi di tecnologie, all'elevata utilizzazione di miniere. In particolare sono documentate planimetrie di miniere d'oro nel secondo millennio a.C. presso gli egizi, di cui è nota la straordinaria capacità di taglio e levigazione di monoliti usati nelle costruzioni. L'insieme delle conoscenze raggiunte in ambito minerario nelle culture mediterranee fu organizzato e coordinato dai romani, che pervennero, attraverso l'eccezionale sistema viario e commerciale, allo sfruttamento di miniere di ferro, stagno, piombo, oro e argento, e naturalmente di cave di pietre ornamentali e marmi. Ma essi non contribuirono a sviluppi tecnologici significativi, ereditando gran parte delle loro conoscenze dagli etruschi. La necessità di impiego di ingenti quantità di forza lavoro spinse greci e romani all'uso di schiavi e di condannati nei lavori minerari. Le popolazioni barbariche ripresero a sviluppare le estrazioni minerarie a livelli produttivi anche superiori a quelli raggiunti in età romana. A partire dal IX secolo vennero sfruttate zone nuove, geologicamente più favorite, in area germanica (Moravia, Boemia, Sassonia) abbandonando le cave ormai quasi esaurite in età classica. Venne esteso l'uso delle armature in legno e si costruirono le prime ruote e pompe idrauliche per il sollevamento dei minerali. A partire dal X secolo in Inghilterra cominciò lo sfruttamento del carbon fossile che i popoli mediterranei conoscevano ma non sapevano utilizzare (come invece avveniva in Cina da millenni). Allo sfruttamento delle miniere di Scozia e Galles seguirono quello delle miniere belghe (area di Liegi) e di altre diverse località europee. Si sviluppava così meglio la produzione metallurgica, si conoscevano e sfruttavano nuovi metalli (platino, cobalto, zinco, antimonio). L'attività mineraria è illustrata dal De re metallica (1556) di Georg Agricola. Vennero utilizzate gallerie a pozzo, calamenti in traversa (uso del fuoco per rompere la roccia), gradini per la roccia viva a cielo aperto. La ruota idraulica, mossa dalle acque di canali artificiali, azionava manovelle e pistoni per il trasporto e per prosciugare le gallerie. L'uso della "polvere nera" fu relativamente tardo (1627) ma ben presto si generalizzò. L'esplosivo implicava la preparazione di camere di scoppio e l'allargamento e rafforzamento delle gallerie, nonché la loro ventilazione, sempre utilizzando pompe e ruote idrauliche, ma anche applicando la forza motrice animale alle pompe: gli animali erano stati fino ad allora usati pressoché esclusivamente all'argano (sollevamento) o al trasporto del minerale. Poiché le operazioni minerarie erano sempre connesse all'attività metallurgica, in età medievale e moderna il minatore era un artigiano dotato di competenze e abilità particolari. La necessità di un maggiore sfruttamento intensivo, sia in rapporto alle nuove esigenze produttive sia per combattere la concorrenza dei giacimenti americani, sviluppò le tecniche minerarie a partire dal XVII secolo; la stessa macchina a vapore fu all'inizio una risposta alle pressanti esigenze estrattive, ma anche le prime funi di ferro e la locomotiva vennero anzitutto impiegate in miniera. Si poté così progressivamente scendere a profondità superiori alle decine di metri e costruire gallerie di chilometri. La condizione del lavoratore in miniera perse allora anche gli ultimi caratteri artigianali e la pericolosità del lavoro minerario favorì la formazione di prime società di mutua assistenza, soprattutto a causa della frequenza delle esplosioni in galleria (la lampada di sicurezza venne inventata nel 1816). Il balzo tecnologico definitivo fu dovuto all'uso dell'energia elettrica, all'invenzione di macchine più piccole e in particolare all'uso dell'aria compressa per la meccanizzazione del lavoro. A partire dal 1859 iniziò la perforazione dei pozzi di petrolio. R. Villa |
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